Omaggio all’allievo ticinese di Antonio Ciseri
Dal 13.11.2021 al 25.04.2022
A cura di Mariangela Agliati Ruggia
Ricorre quest’anno il bicentenario della nascita del pittore Antonio Ciseri (Ronco sopra Ascona 1821 – Firenze 1891). La Pinacoteca Züst intende omaggiarlo presentando una piccola mostra dossier dedicata a uno dei suoi allievi di maggior talento, Giacomo Martinetti, purtroppo sino ad oggi quasi completamente dimenticato.
Nato a Firenze da una famiglia originaria di Barbengo, a differenza del Ciseri mantiene solo sporadici rapporti con il Ticino, concentrando la propria attività nel capoluogo toscano e nei dintorni di Castiglioncello, dove frequentava personalità di spicco e pittori del calibro di Vittorio Corcos, che gli dedicherà un ritratto. Il corpus delle sue opere è comunque ristretto, probabilmente in quanto traeva il proprio sostentamento economico dagli affari di famiglia.La sua formazione si compie presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove nel 1885 gli sarà conferito il riconoscimento di accademico onorario.
Decisivo è il rapporto con il conterraneo Antonio Ciseri: dal 1861 frequenta anche la sua scuola privata e con lui stabilisce un legame di amicizia e fiducia, tanto che era Martinetti a curare alcuni affari del maestro. È grazie a lui che gli arrivano importanti commissioni da parte dei francescani in Terra Santa: sue cinque tele realizzate per le chiese di Gerusalemme e di Emmaus.
È nel solco dell’arte sacra che si sviluppa soprattutto la sua carriera artistica. Riproduzioni di sue opere su riviste in voga come l’“Illustrazione italiana” godevano di grandi apprezzamenti, così come cartoline e santini da esse ricavati. Martinetti realizzò però anche ritratti e quadri storici e di genere (due opere sono conservate a Palazzo Pitti): da segnalare il Giotto fanciullo entrato nelle collezioni della Pinacoteca Züst proprio in questa occasione. Pochi i dipinti del Nostro conservati nel Cantone Ticino: si ricordano un Autoritratto giovanile (Archivio di Stato, Bellinzona) e, nella chiesa che suo zio Carlo Martinetti, che aveva fatto fortuna in Algeria, fece edificare a Cernesio (Barbengo), due grandi tele da lui commissionategli, un San Carlo (1871) e una Santa Francesca Romana (1896).