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Museo Vincenzo Vela
COLLEZIONE PRINCIPALE
Il Museo Vincenzo Vela appartiene al novero delle più importanti case d'artista dell'Ottocento europeo. Ideata dal grande scultore realista ticinese Vincenzo Vela (1820-91) all'apice della sua carriera e trasformata in museo pubblico dopo la sua donazione allo Stato elvetico, accanto alla gipsoteca monumentale di Vincenzo Vela, il museo conserva i lasciti dello scultore Lorenzo Vela (1812-97) e del pittore Spartaco Vela (1854-95), una notevole quadreria ottocentesca di pittura lombarda e piemonetese, nonché centinaia di disegni autografi e una delle più antiche collezioni fotografiche private svizzere. Arte e storia dell'Ottocento italiano e svizzero si intrecciano in un unicum, attraverso i magnifici ritratti dei protagonisti del Risorgimento, mentre la presenza di alcuni elementi che ricordano il carattere privato della residenza e il parco panoramico, conferiscono a questo luogo il carattere di opera d'arte totale. Ristrutturato interamente dall'architetto Mario Botta, il museo è ubicato ai piedi del Monte San Giorgio (patrimonio Unesco per l'umanità), a 500 m dal confine con l'Italia. Vi vengono organizzate regolarmente delle mostre temporanee. Mostra permanente. Orari martedì - venerdì 10.00 - 17.00 (gennaio - maggio) 10.00 - 18.00 (giugno - settembre) 10.00 - 17.00 (ottobre - novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso >>> Informazioni su aperture e chiusure speciali
Museo Vincenzo Vela
NATALE ALBISETTI (1862-1923), scultore.
Il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto accoglie dal 4 giugno al 5 novembre un’esposizione monografica dedicata a Natale Albisetti (Stabio 1863-1923), figura pressoché sconosciuta nel panorama della scultura svizzera fra Otto e Novecento, del quale ricorre nel 2023 il centenario della morte. Istituzione sensibile e aperta allo studio e alla valorizzazione del patrimonio scultoreo anche locale, il Museo conferma con questa mostra-dossier il proprio interesse verso la produzione di autori coevi a Vincenzo Vela, apparentemente «marginali», sebbene attivi in grossi cantieri pubblici al di fuori del contesto cantonale ticinese. Curata dalla direttrice Gianna A. Mina in collaborazione con Simona Ostinelli, autrice del primo studio sull’artista, la rassegna presenterà al pubblico, attraverso sezioni tematiche, una selezione rappresentativa soprattutto di modelli in gesso e progetti per sculture, ritratti e monumenti pubblici eseguiti da Albisetti su tutto l’arco della sua carriera. Le opere provengono principalmente dal cospicuo lascito dell’artista al Comune di Stabio, suo paese d’origine, che ha allestito nel 2018 un ambiente a lui dedicato, lo Spazio Albisetti. La quarantina di opere esposte illustreranno il percorso biografico e artistico di Albisetti nelle sue diverse peculiarità: dall’avvicinamento alla scultura sotto l’influsso di Vincenzo Vela alla formazione a Milano e a Parigi, dall’esordio espositivo nei «Salons» della «Ville Lumière» al successo conseguito all’Esposizione Universale del 1900, fino ai legami mai interrotti con la sua terra d’origine. Infatti, oltre che all’Obelisco di Bellinzona, realizzato nel 1903 per celebrare il primo centenario dell’entrata del Canton Ticino nella Confederazione, un’attenzione particolare verrà riservata alle opere scultoree che Albisetti ha eseguito per due edifici svizzeri fortemente simbolici: il Politecnico federale di Zurigo e Palazzo federale a Berna. Per l’occasione verrà pubblicata la prima monografia sullo scultore edita dal Museo nella collana «Saggi sulla scultura». Il volume sarà corredato di un regesto delle opere e di apparati biobibliografici. Inaugurazione domenica 4 giugno, ore 11.00 Periodo espositivo 4.6.2023 - primavera 2024 Orari martedì – venerdì 10.00-18.00 (giugno – settembre) 10.00-17.00 (ottobre – novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso Aperture speciali 1 agosto 15 agosto 1 novembre
Museo Vincenzo Vela
DISEGNA COME SCOLPISCE. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela.
A cura di Gianna A. Mina e Marie Therese Bätschmann. Il Museo conserva 320 fogli attribuiti a Vincenzo Vela, di cui una sessantina bifacciali, su carte di qualità e dimensione variabili. A partire da questo nucleo si sviluppa la mostra-dossier «Disegna come scolpisce. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela». Il titolo dichiara esplicitamente l’intenzione delle curatrici nel proporre una disamina metodologica su come la produzione grafica dell’artista sia in diretta relazione con il suo lavoro tridimensionale di scultore e plasticatore, suggerendo l’influsso di quest'ultima attività su quella di disegnatore. L'esposizione occupa quattro sale al primo piano del Museo ed è divisa in sei sezioni tematiche: Scala, linee e misure; Da più punti di vista; I monumenti a Vittorio Emanuele II; Figura e basamento; Figura frontale. Nel campo del disegno, l’interesse di Vela verte sulla figura. L’artista studia e varia la postura dei corpi, attraverso la quale dà espressione a sentimenti come la fierezza, la risolutezza, la partecipazione emotiva e la tristezza. Inaugurazione venerdì 25 agosto, 18.30 Periodo espositivo 25.08.2023 - primavera 2024 Orari martedì – venerdì 10.00 – 18.00 (giugno – settembre) 10.00 – 17.00 (ottobre – novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso
Pinacoteca Züst
LUIGI ROSSI (1853-1923). Artista europeo tra realtà e simbolo.
A cura di Matteo Bianchi con la collaborazione di Mariangela Agliati Ruggia. La Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate dedica a Luigi Rossi (1853-1923) una grande mostra nel centenario della sua scomparsa, presentando le opere più celebri provenienti da musei svizzeri e italiani e numerosi inediti da collezioni private. Artista europeo fra realtà e simbolo – pittore geniale, raffinato illustratore, educatore democratico – Luigi Rossi porge la sua arte sincera in maniera cordiale: l’identità della sua opera, colta e spontanea, è insieme svizzera, milanese e parigina. La formazione del giovane artista si compie all’Accademia di Brera a Milano. In esordio l’artista dipinge scene di genere fra ironia e malinconia, nella tradizione del verismo sentimentale di scuola lombarda. Rossi esegue con sobrietà una galleria di ritratti dell’infanzia e di committenza, sempre profondi nella resa psicologica del soggetto, come quelli di Daudet, Battaglini e della moglie Adele. Nel 1885 si reca a Parigi dove vive una felice stagione come illustratore di libri di successo, in particolare di Alphonse Daudet e Pierre Loti, ai quali si lega di profonda amicizia. Di ritorno a Milano e nel Ticino si afferma come pittore che dalla traduzione della realtà si muove in direzione dell’idea simbolista. Durante gli anni Novanta nascono dipinti di rilievo come L’Armée du travail legati alla vita dei campi e Rêves de Jeunesse, il suo capolavoro simbolista che ha suscitato una poesia di Gian Pietro Lucini. Ai primi del Novecento Rossi si dedica al tema a lui caro dell’infanzia attraverso un’affettuosa sequenza di ritratti della figlia Gina Maria. Risale allo stesso periodo la ripresa di motivi legati ai soggiorni trascorsi in Sicilia e sulle rive dell’Atlantico francese. A inizio secolo, l’opera dell’artista accoglie con misura raffinati elementi decorativi di stile liberty e di profonda sensibilità sociale che riflettono il suo gusto estetico e il suo impegno nelle Scuole dell’Umanitaria di Milano e per i fogli pacifisti. Durante gli anni Dieci, Luigi Rossi esegue pregevoli acquarelli nei quali si rinnova la freschezza delle illustrazioni parigine. Nascono in questi anni capolavori simbolisti come Canto dell’Aurora e Arcobaleno che hanno come protagonista la luce della montagna dei Denti della Vecchia. L’artista si spegne a settant’anni nella sua regione amata della Capriasca, nel Cantone Ticino, teatro dei paesaggi dell’ultimo periodo. Periodo espositivo 15.10.2023 – 25.02.2024 Orari Da martedì a venerdì: 9.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00 Sabato, domenica e festivi: 10.00 - 12.00 / 14.00 - 18.00 Chiuso i lunedì; il 24, 25 e 31 dicembre. Aperture speciali 1 novembre 2023 26 dicembre 2023 6 gennaio 2024
Museo d'arte Mendrisio
ROGER DE LA FRESNAYE. Il nobile cubista.
A cura di Barbara Paltenghi Malacrida con la collaborazione di Francesca Bernasconi. Il Museo d’arte Mendrisio dedica una grande mostra a Roger de La Fresnaye (1885-1925) figura di spicco del cubismo e straordinario interprete del suo tempo. Con i suoi lavori partecipò alle mostre che segnarono la storia dell’arte moderna e le sue opere più importanti fanno parte delle collezioni dei maggiori musei francesi e americani, tra cui il MoMA e il Metropolitan di New York. La retrospettiva, la prima assoluta in Svizzera e la prima in ambito culturale italiano, si propone quindi di riscoprire un’importante figura dell’arte di inizio Novecento, ingiustamente caduta nell’oblio, attraverso un percorso espositivo che abbraccia l’intera carriera dell’artista: dagli esordi di derivazione simbolista e nabis alla straordinaria produzione cubista; dalla drammatica esperienza della Grande Guerra al neoclassicismo tipico del ritorno all’ordine degli anni Venti. Le 106 opere in mostra (provenienti dai più prestigiosi musei francesi e svizzeri e da importanti collezioni private) permetteranno di esplorare le numerose sfaccettature che hanno contraddistinto la breve ma folgorante carriera di un artista che seppe profilarsi con eleganza e ricercatezza tra i grandi esponenti della scena francese dei primi decenni del XX secolo. Inaugurazione 21 ottobre 2023, ore 18.00 Periodo espositivo 22.10.2023 - 4.2.2024 Orari martedì - venerdì 10.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00 sabato, domenica e festivi 10.00 - 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
FORTUNATO DEPERO E GILBERT CLAVEL. Futurismo = Sperimentazione Artopoli.
La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX secolo proponendo un affondo sulla collaborazione creativa fra lo studioso svizzero Gilbert Clavel e il futurista roveretano Fortunato Depero: in particolare viene esaminato il loro apporto nel contesto della colonia artistica formatasi a Capri e Anacapri a partire dagli anni ’15 del Novecento denominata “Artopoli”, frequentata attivamente da Filippo Tommaso Marinetti, Benedetta Cappa, Enrico Prampolini, Francesco Cangiullo, Julius Evola e per un breve periodo anche da Pablo Picasso e Jean Cocteau, senza dimenticare Michele Semenov, Sergej Djaghilev e il ballerino Léonide Massine. L’esposizione si concentra sulla ricerca pittorica e intellettuale di Depero, a partire dalle illustrazioni realizzate per Clavel per poi approdare all’apice della sperimentazione teatrale che sfocia nei Balli Plastici. Fortunato Depero (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) è uno dei grandi protagonisti del Futurismo. Pittore, illustratore, scenografo e costumista, si adopera per dare vita a un linguaggio di sperimentazione, poetico e astratto. Nel 1917 incontra a Roma lo studioso Gilbert Clavel (Kleinhüningen, 29 maggio 1883 – Basilea, 6 settembre 1927), con il quale stringe un’amicizia fraterna che da vita a progetti innovativi. Centrale risulta il rapporto di Depero con la Torre Fornillo, suggestivo edificio di proprietà di Clavel, luogo di arte, poesia e sperimentazione. Nel 1917, dalla loro collaborazione nascono i Balli Plastici. Nelle sale del m.a.x. museo saranno esposte oltre novanta opere tra bozzetti, studi, schizzi, dipinti e marionette di legno, arazzi, una maquette, fotografie vintage e lettere (alcune delle quali inedite) che mettono in rilievo l’intensa relazione fra la concezione estetica di Clavel e l’apporto artistico dell’opera di Depero. L’esposizione si svolge in collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e vanta la sinergia con istituzioni prestatrici di grande prestigio, fra cui si annoverano l’Archivio di Stato di Basilea, la Fondazione Clavel di Basilea e la Collezione Hercolani di Roma; essenziali sono anche i prestiti di preziose collezioni private. Inaugurazione Domenica 22 ottobre - ore 18.00 (Cinema Teatro Chiasso) Periodo espositivo 23.10.2023 - 07.4.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso Aperture speciali 2023 lunedì 23 ottobre mercoledì 1 novembre venerdì 8 dicembre martedì 26 dicembre 2024 lunedì 1 gennaio sabato 6 gennaio martedì 19 marzo domenica 31 marzo lunedì 1 aprile Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
Museo d'arte Mendrisio
ALINE D’AURIA. "Se chiudo gli occhi vedo la montagna".
Mostra a cura di Francesca Bernasconi. Il secondo appuntamento della stagione espositiva di Casa Pessina 2023 è dedicato alla presentazione di un ampio lavoro di ricerca sviluppato dall’artista Aline d’Auria nel corso degli ultimi anni. Il progetto, intitolato Se chiudo gli occhi vedo la montagna, si propone di indagare l’ancestrale rapporto di potere fra uomini e donne attraverso la rielaborazione da parte dell’artista del vissuto delle donne che l’hanno preceduta nella genealogia della sua famiglia. Partendo dall’indagine di fotografie e documenti appartenenti all’archivio di famiglia, Aline d’Auria ha dato vita a un’opera complessa, composta da più elementi che intersecano e reimmaginano le esperienze di donne vissute in epoche e contesti diversi ma che molto probabilmente avevano sogni, aspettative e preoccupazioni comuni. L’allestimento combina armoniosamente materiali d’archivio e fotografie realizzate dall’artista permettendo al pubblico di ritracciare il percorso seguito da Aline d’Auria nel processo di creazione delle sue opere, un’esperienza immersiva che trova una liberatoria e coinvolgente conclusione nell’installazione video a tre canali posta al centro dello spazio espositivo. Inaugurazione Sabato 18 novembre 2023, ore 18.00 (presso Casa Pessina, Via Apollonio Pessina 6, 6853 Ligornetto) Periodo espositivo 19.11.2023 - 17.12.2023 7.01.2024 - 21.1.2024 Orari sabato e domenica 14.00-18.00 Entrata gratuita.
m.a.x. museo
GIANNI REALINI. Fra arte e grafica.
Mostra a cura di Dalmazio Ambrosioni e Nicoletta Ossanna Cavadini. La mostra si inserisce nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino e propone la prima mostra antologica su Gianni Realini (Sorengo 1943), artista che ha un percorso molto articolato. Negli anni Sessanta, affascinato dalle modalità espressive della Pop Art di Andy Warhol, egli declina in maniera molto personale, legandola alla figura umana e al paesaggio. Questo momento artistico lascia ben presto – negli anni Settanta – lo spazio allo studio del segno e della materia, che sfocia in esiti estetici informali dati, in particolare, dalla fascinazione di Emilio Vedova. La pittura di Gianni Realini si apre così a una gestualità più marcata, le sue opere diventano sempre più grandi e importanti, i colori intensi, senza trascurare i contenuti legati a una nuova figuratività. La sua ricerca prosegue e rivolge sempre grande attenzione alla cromia, ai pigmenti marcati nei contrasti, ai segni forti e decisi. Avviene infatti il passaggio – con il finire degli anni Ottanta – all’espressionismo astratto, sempre più indagato, fino all’action painting di Jackson Pollock. Dopo il suo viaggio americano fatto al termine degli anni Novanta, il gesto artistico di Gianni Realini diventa sempre più dichiarato e plateale, le sue tele o grandi tavole costituiscono momenti di attese e di compimento, il colore applicato con forza e abbondanza e con colature. Gianni Realini si diploma nel 1960 alla Scuola cantonale dei pittori e segue per due anni il corso di perfezionamento nella sezione Pittura del Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) a Lugano. Tra i suoi docenti si ricordano: Pietro Salati, Carlo Cotti, Bruno Morenzoni, Mario Marioni, Manfredo Patocchi, Vinicio Beretta e altre personalità note dell’ambiente culturale artistico dell’epoca. Nella stessa città tiene le prime due mostre nel 1964 e 1965 (presso la galleria “Il Nòcciolo” e la galleria “Celtica). Grazie a una borsa di studio federale, vinta nel 1968, si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’Académie de la Grande Chaumière. Tornato in Ticino nel 1969, riprende l’attività pittorica ed espositiva, cui affianca la professione di docente presso lo CSIA e frequenti viaggi di studio in Europa. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti e le sue opere figurano in molte collezioni pubbliche e private. Allo Spazio Officina sono esposte – nell’arco cronologico di cinque decenni di attività creativa e di ricerca concettuale – una ottantina di opere, fra grafiche e tele materiche di piccolo e grande formato. In particolare, è per la prima volta esposta l’intera produzione grafica dell’artista ad acquaforte, acquatinta, puntasecca, di grande livello esecutivo. Inaugurazione sabato 2 marzo 2023, ore 18.00, Spazio Officina Periodo espositivo 03.03 - 28.04.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
Museo d'arte Mendrisio
ENRICO CASTELLANI
Enrico Castellani (1930-2017) è tra i più importanti artisti della scena contemporanea del secondo Novecento. Dopo un primo periodo interessato dalla fascinazione per un certo tipo di espressionismo astratto, sviluppa a partire dalla fine degli anni Cinquanta un linguaggio personale e riconoscibile, che lo rende protagonista della nuova scena culturale e artistica europea. Le sue tele monocrome estroflesse diventano il mezzo personale e riconoscibile del suo complesso e colto rapporto con lo spazio e si ritagliano un ruolo fondamentale all’interno dell’arte astratta internazionale. Il Museo d’arte Mendrisio, che ormai da tempo si è delineato all’interno del panorama museale svizzero per le sue proposte atte alla riscoperta di autori mai esposti in precedenza sul suolo nazionale, propone per la primavera 2024 la prima esposizione di Enrico Castellani in Svizzera. Organizzata in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, l’antologica intende illustrare con pertinenza cronologica, l’intero percorso creativo di Castellani. Una settantina di grandi tele, oltre a installazioni, sculture, carte e un’intera sezione documentaria (comprensiva di alcuni inediti) troverà spazio all’interno del Complesso dei Serviti, sede di origine Rinascimentale del Museo d’arte e nel magnifico chiostro ad arcate. L’esposizione includerà tutti i principali nuclei tematici dell’artista, dalle prime opere della fine degli anni Quaranta alla serie delle Ombre, dalle composizioni ad olio e fili su tela alle prime superfici estroflesse della fine degli anni Cinquanta, dalle Superfici rigate ai monocromi, dalle Superfici angolari alle ultime opere realizzate in alluminio aereonautico o con finitura a bagno galvanico. Inaugurazione 23 marzo 2024, ore 17.00 Periodo espositivo 24.3 – 7.7.2024 Orari martedì – venerdì 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00 sabato, domenica e festivi 10.00 – 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
GIOVANNI PINTORI (1912-1999). Pubblicità come arte.
Mostra a cura di Chiara Gatti e Nicoletta Ossanna Cavadini. L’esposizione su Giovanni Pintori si inserisce nel filone dei maestri del “graphic design”. Il m.a.x. museo di Chiasso, in collaborazione con il MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro, presenta una mostra su questo artista, indagandolo attraverso una sorta di “racconto grafico” ed evidenziandone la modernità progettuale e le scelte creative. Queste ultime, sono sempre costruite in modo preciso e consapevole, purinserite in un percorso dinamico e fluido. Luce, colore, composizione e gioco creativo costituiscono i suoi ambiti di ricerca principali, che conducono la sua grafica “alla ribalta come unicum metaforico della comunicazione”, per dirlo con le parole di Paul Rand. La mostra al m.a.x. museo ripercorre l’iter creativo e professionale dell’artista, mostrando il processo ideativo dal quale sono scaturiti i progetti che ne hanno caratterizzato la carriera, che va dalla creazione di manifesti, alle locandine, al corporate identity, a logotipi per le imprese. In mostra sono esposti, organizzati con un criterio tematico-cronologico, oltre centocinquanta pezzi fra schizzi, bozzetti, disegni acquerellati, carte intestate, manifesti, pubblicazioni varie. Giovanni Pintori nasce nel 1912 a Tresnuraghes (Oristano). Dopo aver frequentato l’ISIA (Istituto Superiore Industrie Artistiche di Monza) assieme ai conterranei Salvatore Fancello e Costantino Nivola, nel 1936 inizia la collaborazione con l’Ufficio Tecnico Pubblicità Olivetti, del quale diventa responsabile nel 1940, legando il suo nome all’immagine della azienda di Ivrea in una lunga e fortunata serie di manifesti, pagine pubblicitarie, insegne esterne, stand. Nel 1950 ottiene il primo di un lungo elenco di riconoscimenti: la Palma d’Oro della Federazione Italiana Pubblicità e diventa Art Director dell’Olivetti, potendo godere della stima e del rapporto diretto con Adriano Olivetti. Nel 1962 (due anni dopo la scomparsa di Adriano Olivetti) Pintori ottiene un altro prestigioso riconoscimento internazionale: il Typographic Excellence Award del Type Directors Club di New York, seguito, nel 1964, dal Certificate of Merit dell’Art Directors Club di New York. Nel 1966 gli viene dedicata una grande mostra personale a Tokyo. Muore a Milano il 15 novembre del 1999 e lascia un archivio fotografico e documentario di fondamentale importanza per lo studio della grafica pubblicitaria legata all’industria nei 5 decenni che vanno dal 1930 al 1980. Inaugurazione domenica 21 aprile, ore 18.00 ? Periodo espositivo 22.04 - 29.09.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
GIULIANO VANGI. 100 disegni.
Mostra a cura di Marco Fagioli e Nicoletta Ossanna Cavadini. La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX e XXI secolo ed è focalizzata sull’opera del maestro fiorentino Giuliano Vangi (1931), con particolare riferimento allo studio del disegno e della grafica nello spazio, in rapporto alla scultura. L’artista elabora ed esprime i suoi sentimenti e impressioni usando un mezzo che unisce pensiero ed esecuzione: il disegno, il quale a sua volta si trasforma, alla fine del processo creativo, in scultura. La forza creativa di Vangi lo porta alla sperimentazione di diverse tecniche grafiche dell’incisione tra cui l’acquaforte, il bulino, l’acquatinta e la puntasecca, tecnica da lui considerata ideale. Il segno o grapheion, come atto creativo e originale, lo induce a ridisegnare e rielaborare uno stesso tema più volte, in modo che la grafica esprima tutta la poetica dell’artista. Per arrivare a elaborare la propria arte, Vangi attinge direttamente dal vero, ed è in grado di trasmettere un suo codice intellettuale e sentimentale di grande levatura. Allo Spazio Officina sono esposti più di cento disegni di studio a matita e china con biacca e acquarellature, di piccolo e grande formato, e una scultura in bronzo. In particolare, sarà esposta una selezione della sua produzione grafica a partire dal 1944, anno in cui inizia ad eseguire i disegni accademici, fino ad arrivare al 2023, con opere di grande valore emozionale: complessivamente, ottant’anni di attività artistica, il che rende questa mostra un unicum a livello espositivo. Una sezione della mostra sarà a Fondazione Villa Pontiggia a Breganzona, nel cui parco sono presenti due sculture di Vangi e una serie di disegni nel padiglione ligneo disegnato da Mario Botta. Giuliano Vangi fin da giovane dimostra una forte abilità artistica e una passione che lo portano a realizzare disegni intrisi di sapienza tecnica e formale. Egli si forma presso l’Istituto d’Arte Porta Romana e l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Fin dagli esordi, si dedica completamente alla scultura, quale allievo di Bruno Innocenti. Dal 1950 al 1958 si trasferisce a Pesaro, dove insegna presso l’Istituto d’Arte della città. Nel 1959 si trasferisce a San Paolo del Brasile e si dedica alla ricerca astratta, lavorando su cristalli e metalli. Nel 1962 rientra in Italia e insegna all’Istituto d’Arte di Cantù. La sua produzione artistica viene esposta in mostra nel 1967 alla Strozzina di Palazzo Strozzi, evento cui seguirà una ricca serie di mostre in diverse città europee: Stoccarda, Monaco, Francoforte, Amburgo, Londra. Nel 1983 vince il premio dell’Accademia di San Luca e poi il premio Feltrinelli per la scultura all’Accademia dei Lincei. Nel 1988 porta per la prima volta le sue opere in Oriente in una mostra a Tokyo, presso la Gallery Universe. Nel 1994 è nominato Professore Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 2002 Vangi riceve il Praemium Imperiale per la scultura. All’artista, ormai di fama internazionale, viene dedicato a Mishima, in Giappone, gli un museo che espone un centinaio delle sue opere. Tra le numerose mostre personali realizzate, si ricordano quella a Firenze al Forte Belvedere nel 1995, agli Uffizi nel 2000, all’Ermitage di San Pietroburgo nel 2002 e al Museo Hakone nel 2002, quella del 2011 con opere di diversi materiali e policromi in mostra al Palazzo Pretorio a Barberino di Mugello, suo paese di origine. Nello stesso anno riceve il premio Giotto e l’Angelico. Nel 2022 ha esposto al Mart in una mostra dal titolo Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo. Inaugurazione sabato 25 maggio 2024, ore 18.00, Spazio Officina Periodo espositivo 26.05 - 21.07.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
FORTUNATO DEPERO E GILBERT CLAVEL. Futurismo = Sperimentazione Artopoli.
La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX secolo proponendo un affondo sulla collaborazione creativa fra lo studioso svizzero Gilbert Clavel e il futurista roveretano Fortunato Depero: in particolare viene esaminato il loro apporto nel contesto della colonia artistica formatasi a Capri e Anacapri a partire dagli anni ’15 del Novecento denominata “Artopoli”, frequentata attivamente da Filippo Tommaso Marinetti, Benedetta Cappa, Enrico Prampolini, Francesco Cangiullo, Julius Evola e per un breve periodo anche da Pablo Picasso e Jean Cocteau, senza dimenticare Michele Semenov, Sergej Djaghilev e il ballerino Léonide Massine. L’esposizione si concentra sulla ricerca pittorica e intellettuale di Depero, a partire dalle illustrazioni realizzate per Clavel per poi approdare all’apice della sperimentazione teatrale che sfocia nei Balli Plastici. Fortunato Depero (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) è uno dei grandi protagonisti del Futurismo. Pittore, illustratore, scenografo e costumista, si adopera per dare vita a un linguaggio di sperimentazione, poetico e astratto. Nel 1917 incontra a Roma lo studioso Gilbert Clavel (Kleinhüningen, 29 maggio 1883 – Basilea, 6 settembre 1927), con il quale stringe un’amicizia fraterna che da vita a progetti innovativi. Centrale risulta il rapporto di Depero con la Torre Fornillo, suggestivo edificio di proprietà di Clavel, luogo di arte, poesia e sperimentazione. Nel 1917, dalla loro collaborazione nascono i Balli Plastici. Nelle sale del m.a.x. museo saranno esposte oltre novanta opere tra bozzetti, studi, schizzi, dipinti e marionette di legno, arazzi, una maquette, fotografie vintage e lettere (alcune delle quali inedite) che mettono in rilievo l’intensa relazione fra la concezione estetica di Clavel e l’apporto artistico dell’opera di Depero. L’esposizione si svolge in collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e vanta la sinergia con istituzioni prestatrici di grande prestigio, fra cui si annoverano l’Archivio di Stato di Basilea, la Fondazione Clavel di Basilea e la Collezione Hercolani di Roma; essenziali sono anche i prestiti di preziose collezioni private. Inaugurazione Domenica 22 ottobre - ore 18.00 (Cinema Teatro Chiasso) Periodo espositivo 23.10.2023 - 07.4.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso Aperture speciali 2023 lunedì 23 ottobre mercoledì 1 novembre venerdì 8 dicembre martedì 26 dicembre 2024 lunedì 1 gennaio sabato 6 gennaio martedì 19 marzo domenica 31 marzo lunedì 1 aprile Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
m.a.x. museo
GIANNI REALINI. Fra arte e grafica.
Mostra a cura di Dalmazio Ambrosioni e Nicoletta Ossanna Cavadini. La mostra si inserisce nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino e propone la prima mostra antologica su Gianni Realini (Sorengo 1943), artista che ha un percorso molto articolato. Negli anni Sessanta, affascinato dalle modalità espressive della Pop Art di Andy Warhol, egli declina in maniera molto personale, legandola alla figura umana e al paesaggio. Questo momento artistico lascia ben presto – negli anni Settanta – lo spazio allo studio del segno e della materia, che sfocia in esiti estetici informali dati, in particolare, dalla fascinazione di Emilio Vedova. La pittura di Gianni Realini si apre così a una gestualità più marcata, le sue opere diventano sempre più grandi e importanti, i colori intensi, senza trascurare i contenuti legati a una nuova figuratività. La sua ricerca prosegue e rivolge sempre grande attenzione alla cromia, ai pigmenti marcati nei contrasti, ai segni forti e decisi. Avviene infatti il passaggio – con il finire degli anni Ottanta – all’espressionismo astratto, sempre più indagato, fino all’action painting di Jackson Pollock. Dopo il suo viaggio americano fatto al termine degli anni Novanta, il gesto artistico di Gianni Realini diventa sempre più dichiarato e plateale, le sue tele o grandi tavole costituiscono momenti di attese e di compimento, il colore applicato con forza e abbondanza e con colature. Gianni Realini si diploma nel 1960 alla Scuola cantonale dei pittori e segue per due anni il corso di perfezionamento nella sezione Pittura del Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) a Lugano. Tra i suoi docenti si ricordano: Pietro Salati, Carlo Cotti, Bruno Morenzoni, Mario Marioni, Manfredo Patocchi, Vinicio Beretta e altre personalità note dell’ambiente culturale artistico dell’epoca. Nella stessa città tiene le prime due mostre nel 1964 e 1965 (presso la galleria “Il Nòcciolo” e la galleria “Celtica). Grazie a una borsa di studio federale, vinta nel 1968, si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’Académie de la Grande Chaumière. Tornato in Ticino nel 1969, riprende l’attività pittorica ed espositiva, cui affianca la professione di docente presso lo CSIA e frequenti viaggi di studio in Europa. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti e le sue opere figurano in molte collezioni pubbliche e private. Allo Spazio Officina sono esposte – nell’arco cronologico di cinque decenni di attività creativa e di ricerca concettuale – una ottantina di opere, fra grafiche e tele materiche di piccolo e grande formato. In particolare, è per la prima volta esposta l’intera produzione grafica dell’artista ad acquaforte, acquatinta, puntasecca, di grande livello esecutivo. Inaugurazione sabato 2 marzo 2023, ore 18.00, Spazio Officina Periodo espositivo 03.03 - 28.04.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
GIOVANNI PINTORI (1912-1999). Pubblicità come arte.
Mostra a cura di Chiara Gatti e Nicoletta Ossanna Cavadini. L’esposizione su Giovanni Pintori si inserisce nel filone dei maestri del “graphic design”. Il m.a.x. museo di Chiasso, in collaborazione con il MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro, presenta una mostra su questo artista, indagandolo attraverso una sorta di “racconto grafico” ed evidenziandone la modernità progettuale e le scelte creative. Queste ultime, sono sempre costruite in modo preciso e consapevole, purinserite in un percorso dinamico e fluido. Luce, colore, composizione e gioco creativo costituiscono i suoi ambiti di ricerca principali, che conducono la sua grafica “alla ribalta come unicum metaforico della comunicazione”, per dirlo con le parole di Paul Rand. La mostra al m.a.x. museo ripercorre l’iter creativo e professionale dell’artista, mostrando il processo ideativo dal quale sono scaturiti i progetti che ne hanno caratterizzato la carriera, che va dalla creazione di manifesti, alle locandine, al corporate identity, a logotipi per le imprese. In mostra sono esposti, organizzati con un criterio tematico-cronologico, oltre centocinquanta pezzi fra schizzi, bozzetti, disegni acquerellati, carte intestate, manifesti, pubblicazioni varie. Giovanni Pintori nasce nel 1912 a Tresnuraghes (Oristano). Dopo aver frequentato l’ISIA (Istituto Superiore Industrie Artistiche di Monza) assieme ai conterranei Salvatore Fancello e Costantino Nivola, nel 1936 inizia la collaborazione con l’Ufficio Tecnico Pubblicità Olivetti, del quale diventa responsabile nel 1940, legando il suo nome all’immagine della azienda di Ivrea in una lunga e fortunata serie di manifesti, pagine pubblicitarie, insegne esterne, stand. Nel 1950 ottiene il primo di un lungo elenco di riconoscimenti: la Palma d’Oro della Federazione Italiana Pubblicità e diventa Art Director dell’Olivetti, potendo godere della stima e del rapporto diretto con Adriano Olivetti. Nel 1962 (due anni dopo la scomparsa di Adriano Olivetti) Pintori ottiene un altro prestigioso riconoscimento internazionale: il Typographic Excellence Award del Type Directors Club di New York, seguito, nel 1964, dal Certificate of Merit dell’Art Directors Club di New York. Nel 1966 gli viene dedicata una grande mostra personale a Tokyo. Muore a Milano il 15 novembre del 1999 e lascia un archivio fotografico e documentario di fondamentale importanza per lo studio della grafica pubblicitaria legata all’industria nei 5 decenni che vanno dal 1930 al 1980. Inaugurazione domenica 21 aprile, ore 18.00 ? Periodo espositivo 22.04 - 29.09.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
m.a.x. museo
GIULIANO VANGI. 100 disegni.
Mostra a cura di Marco Fagioli e Nicoletta Ossanna Cavadini. La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX e XXI secolo ed è focalizzata sull’opera del maestro fiorentino Giuliano Vangi (1931), con particolare riferimento allo studio del disegno e della grafica nello spazio, in rapporto alla scultura. L’artista elabora ed esprime i suoi sentimenti e impressioni usando un mezzo che unisce pensiero ed esecuzione: il disegno, il quale a sua volta si trasforma, alla fine del processo creativo, in scultura. La forza creativa di Vangi lo porta alla sperimentazione di diverse tecniche grafiche dell’incisione tra cui l’acquaforte, il bulino, l’acquatinta e la puntasecca, tecnica da lui considerata ideale. Il segno o grapheion, come atto creativo e originale, lo induce a ridisegnare e rielaborare uno stesso tema più volte, in modo che la grafica esprima tutta la poetica dell’artista. Per arrivare a elaborare la propria arte, Vangi attinge direttamente dal vero, ed è in grado di trasmettere un suo codice intellettuale e sentimentale di grande levatura. Allo Spazio Officina sono esposti più di cento disegni di studio a matita e china con biacca e acquarellature, di piccolo e grande formato, e una scultura in bronzo. In particolare, sarà esposta una selezione della sua produzione grafica a partire dal 1944, anno in cui inizia ad eseguire i disegni accademici, fino ad arrivare al 2023, con opere di grande valore emozionale: complessivamente, ottant’anni di attività artistica, il che rende questa mostra un unicum a livello espositivo. Una sezione della mostra sarà a Fondazione Villa Pontiggia a Breganzona, nel cui parco sono presenti due sculture di Vangi e una serie di disegni nel padiglione ligneo disegnato da Mario Botta. Giuliano Vangi fin da giovane dimostra una forte abilità artistica e una passione che lo portano a realizzare disegni intrisi di sapienza tecnica e formale. Egli si forma presso l’Istituto d’Arte Porta Romana e l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Fin dagli esordi, si dedica completamente alla scultura, quale allievo di Bruno Innocenti. Dal 1950 al 1958 si trasferisce a Pesaro, dove insegna presso l’Istituto d’Arte della città. Nel 1959 si trasferisce a San Paolo del Brasile e si dedica alla ricerca astratta, lavorando su cristalli e metalli. Nel 1962 rientra in Italia e insegna all’Istituto d’Arte di Cantù. La sua produzione artistica viene esposta in mostra nel 1967 alla Strozzina di Palazzo Strozzi, evento cui seguirà una ricca serie di mostre in diverse città europee: Stoccarda, Monaco, Francoforte, Amburgo, Londra. Nel 1983 vince il premio dell’Accademia di San Luca e poi il premio Feltrinelli per la scultura all’Accademia dei Lincei. Nel 1988 porta per la prima volta le sue opere in Oriente in una mostra a Tokyo, presso la Gallery Universe. Nel 1994 è nominato Professore Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 2002 Vangi riceve il Praemium Imperiale per la scultura. All’artista, ormai di fama internazionale, viene dedicato a Mishima, in Giappone, gli un museo che espone un centinaio delle sue opere. Tra le numerose mostre personali realizzate, si ricordano quella a Firenze al Forte Belvedere nel 1995, agli Uffizi nel 2000, all’Ermitage di San Pietroburgo nel 2002 e al Museo Hakone nel 2002, quella del 2011 con opere di diversi materiali e policromi in mostra al Palazzo Pretorio a Barberino di Mugello, suo paese di origine. Nello stesso anno riceve il premio Giotto e l’Angelico. Nel 2022 ha esposto al Mart in una mostra dal titolo Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo. Inaugurazione sabato 25 maggio 2024, ore 18.00, Spazio Officina Periodo espositivo 26.05 - 21.07.2024 Orari martedì − domenica 10.00 − 12.00 14.00 − 18.00 lunedì chiuso
Museo d'arte Mendrisio
ROGER DE LA FRESNAYE. Il nobile cubista.
A cura di Barbara Paltenghi Malacrida con la collaborazione di Francesca Bernasconi. Il Museo d’arte Mendrisio dedica una grande mostra a Roger de La Fresnaye (1885-1925) figura di spicco del cubismo e straordinario interprete del suo tempo. Con i suoi lavori partecipò alle mostre che segnarono la storia dell’arte moderna e le sue opere più importanti fanno parte delle collezioni dei maggiori musei francesi e americani, tra cui il MoMA e il Metropolitan di New York. La retrospettiva, la prima assoluta in Svizzera e la prima in ambito culturale italiano, si propone quindi di riscoprire un’importante figura dell’arte di inizio Novecento, ingiustamente caduta nell’oblio, attraverso un percorso espositivo che abbraccia l’intera carriera dell’artista: dagli esordi di derivazione simbolista e nabis alla straordinaria produzione cubista; dalla drammatica esperienza della Grande Guerra al neoclassicismo tipico del ritorno all’ordine degli anni Venti. Le 106 opere in mostra (provenienti dai più prestigiosi musei francesi e svizzeri e da importanti collezioni private) permetteranno di esplorare le numerose sfaccettature che hanno contraddistinto la breve ma folgorante carriera di un artista che seppe profilarsi con eleganza e ricercatezza tra i grandi esponenti della scena francese dei primi decenni del XX secolo. Inaugurazione 21 ottobre 2023, ore 18.00 Periodo espositivo 22.10.2023 - 4.2.2024 Orari martedì - venerdì 10.00 - 12.00 / 14.00 - 17.00 sabato, domenica e festivi 10.00 - 18.00 lunedì chiuso
Museo d'arte Mendrisio
ALINE D’AURIA. "Se chiudo gli occhi vedo la montagna".
Mostra a cura di Francesca Bernasconi. Il secondo appuntamento della stagione espositiva di Casa Pessina 2023 è dedicato alla presentazione di un ampio lavoro di ricerca sviluppato dall’artista Aline d’Auria nel corso degli ultimi anni. Il progetto, intitolato Se chiudo gli occhi vedo la montagna, si propone di indagare l’ancestrale rapporto di potere fra uomini e donne attraverso la rielaborazione da parte dell’artista del vissuto delle donne che l’hanno preceduta nella genealogia della sua famiglia. Partendo dall’indagine di fotografie e documenti appartenenti all’archivio di famiglia, Aline d’Auria ha dato vita a un’opera complessa, composta da più elementi che intersecano e reimmaginano le esperienze di donne vissute in epoche e contesti diversi ma che molto probabilmente avevano sogni, aspettative e preoccupazioni comuni. L’allestimento combina armoniosamente materiali d’archivio e fotografie realizzate dall’artista permettendo al pubblico di ritracciare il percorso seguito da Aline d’Auria nel processo di creazione delle sue opere, un’esperienza immersiva che trova una liberatoria e coinvolgente conclusione nell’installazione video a tre canali posta al centro dello spazio espositivo. Inaugurazione Sabato 18 novembre 2023, ore 18.00 (presso Casa Pessina, Via Apollonio Pessina 6, 6853 Ligornetto) Periodo espositivo 19.11.2023 - 17.12.2023 7.01.2024 - 21.1.2024 Orari sabato e domenica 14.00-18.00 Entrata gratuita.
Museo d'arte Mendrisio
ENRICO CASTELLANI
Enrico Castellani (1930-2017) è tra i più importanti artisti della scena contemporanea del secondo Novecento. Dopo un primo periodo interessato dalla fascinazione per un certo tipo di espressionismo astratto, sviluppa a partire dalla fine degli anni Cinquanta un linguaggio personale e riconoscibile, che lo rende protagonista della nuova scena culturale e artistica europea. Le sue tele monocrome estroflesse diventano il mezzo personale e riconoscibile del suo complesso e colto rapporto con lo spazio e si ritagliano un ruolo fondamentale all’interno dell’arte astratta internazionale. Il Museo d’arte Mendrisio, che ormai da tempo si è delineato all’interno del panorama museale svizzero per le sue proposte atte alla riscoperta di autori mai esposti in precedenza sul suolo nazionale, propone per la primavera 2024 la prima esposizione di Enrico Castellani in Svizzera. Organizzata in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, l’antologica intende illustrare con pertinenza cronologica, l’intero percorso creativo di Castellani. Una settantina di grandi tele, oltre a installazioni, sculture, carte e un’intera sezione documentaria (comprensiva di alcuni inediti) troverà spazio all’interno del Complesso dei Serviti, sede di origine Rinascimentale del Museo d’arte e nel magnifico chiostro ad arcate. L’esposizione includerà tutti i principali nuclei tematici dell’artista, dalle prime opere della fine degli anni Quaranta alla serie delle Ombre, dalle composizioni ad olio e fili su tela alle prime superfici estroflesse della fine degli anni Cinquanta, dalle Superfici rigate ai monocromi, dalle Superfici angolari alle ultime opere realizzate in alluminio aereonautico o con finitura a bagno galvanico. Inaugurazione 23 marzo 2024, ore 17.00 Periodo espositivo 24.3 – 7.7.2024 Orari martedì – venerdì 10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00 sabato, domenica e festivi 10.00 – 18.00 lunedì chiuso
Museo Vincenzo Vela
COLLEZIONE PRINCIPALE
Il Museo Vincenzo Vela appartiene al novero delle più importanti case d'artista dell'Ottocento europeo. Ideata dal grande scultore realista ticinese Vincenzo Vela (1820-91) all'apice della sua carriera e trasformata in museo pubblico dopo la sua donazione allo Stato elvetico, accanto alla gipsoteca monumentale di Vincenzo Vela, il museo conserva i lasciti dello scultore Lorenzo Vela (1812-97) e del pittore Spartaco Vela (1854-95), una notevole quadreria ottocentesca di pittura lombarda e piemonetese, nonché centinaia di disegni autografi e una delle più antiche collezioni fotografiche private svizzere. Arte e storia dell'Ottocento italiano e svizzero si intrecciano in un unicum, attraverso i magnifici ritratti dei protagonisti del Risorgimento, mentre la presenza di alcuni elementi che ricordano il carattere privato della residenza e il parco panoramico, conferiscono a questo luogo il carattere di opera d'arte totale. Ristrutturato interamente dall'architetto Mario Botta, il museo è ubicato ai piedi del Monte San Giorgio (patrimonio Unesco per l'umanità), a 500 m dal confine con l'Italia. Vi vengono organizzate regolarmente delle mostre temporanee. Mostra permanente. Orari martedì - venerdì 10.00 - 17.00 (gennaio - maggio) 10.00 - 18.00 (giugno - settembre) 10.00 - 17.00 (ottobre - novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso >>> Informazioni su aperture e chiusure speciali
Museo Vincenzo Vela
NATALE ALBISETTI (1862-1923), scultore.
Il Museo Vincenzo Vela a Ligornetto accoglie dal 4 giugno al 5 novembre un’esposizione monografica dedicata a Natale Albisetti (Stabio 1863-1923), figura pressoché sconosciuta nel panorama della scultura svizzera fra Otto e Novecento, del quale ricorre nel 2023 il centenario della morte. Istituzione sensibile e aperta allo studio e alla valorizzazione del patrimonio scultoreo anche locale, il Museo conferma con questa mostra-dossier il proprio interesse verso la produzione di autori coevi a Vincenzo Vela, apparentemente «marginali», sebbene attivi in grossi cantieri pubblici al di fuori del contesto cantonale ticinese. Curata dalla direttrice Gianna A. Mina in collaborazione con Simona Ostinelli, autrice del primo studio sull’artista, la rassegna presenterà al pubblico, attraverso sezioni tematiche, una selezione rappresentativa soprattutto di modelli in gesso e progetti per sculture, ritratti e monumenti pubblici eseguiti da Albisetti su tutto l’arco della sua carriera. Le opere provengono principalmente dal cospicuo lascito dell’artista al Comune di Stabio, suo paese d’origine, che ha allestito nel 2018 un ambiente a lui dedicato, lo Spazio Albisetti. La quarantina di opere esposte illustreranno il percorso biografico e artistico di Albisetti nelle sue diverse peculiarità: dall’avvicinamento alla scultura sotto l’influsso di Vincenzo Vela alla formazione a Milano e a Parigi, dall’esordio espositivo nei «Salons» della «Ville Lumière» al successo conseguito all’Esposizione Universale del 1900, fino ai legami mai interrotti con la sua terra d’origine. Infatti, oltre che all’Obelisco di Bellinzona, realizzato nel 1903 per celebrare il primo centenario dell’entrata del Canton Ticino nella Confederazione, un’attenzione particolare verrà riservata alle opere scultoree che Albisetti ha eseguito per due edifici svizzeri fortemente simbolici: il Politecnico federale di Zurigo e Palazzo federale a Berna. Per l’occasione verrà pubblicata la prima monografia sullo scultore edita dal Museo nella collana «Saggi sulla scultura». Il volume sarà corredato di un regesto delle opere e di apparati biobibliografici. Inaugurazione domenica 4 giugno, ore 11.00 Periodo espositivo 4.6.2023 - primavera 2024 Orari martedì – venerdì 10.00-18.00 (giugno – settembre) 10.00-17.00 (ottobre – novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso Aperture speciali 1 agosto 15 agosto 1 novembre
Museo Vincenzo Vela
DISEGNA COME SCOLPISCE. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela.
A cura di Gianna A. Mina e Marie Therese Bätschmann. Il Museo conserva 320 fogli attribuiti a Vincenzo Vela, di cui una sessantina bifacciali, su carte di qualità e dimensione variabili. A partire da questo nucleo si sviluppa la mostra-dossier «Disegna come scolpisce. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela». Il titolo dichiara esplicitamente l’intenzione delle curatrici nel proporre una disamina metodologica su come la produzione grafica dell’artista sia in diretta relazione con il suo lavoro tridimensionale di scultore e plasticatore, suggerendo l’influsso di quest'ultima attività su quella di disegnatore. L'esposizione occupa quattro sale al primo piano del Museo ed è divisa in sei sezioni tematiche: Scala, linee e misure; Da più punti di vista; I monumenti a Vittorio Emanuele II; Figura e basamento; Figura frontale. Nel campo del disegno, l’interesse di Vela verte sulla figura. L’artista studia e varia la postura dei corpi, attraverso la quale dà espressione a sentimenti come la fierezza, la risolutezza, la partecipazione emotiva e la tristezza. Inaugurazione venerdì 25 agosto, 18.30 Periodo espositivo 25.08.2023 - primavera 2024 Orari martedì – venerdì 10.00 – 18.00 (giugno – settembre) 10.00 – 17.00 (ottobre – novembre) sabato e domenica 10.00-18.00 lunedì chiuso
Pinacoteca Züst