COLLEZIONE PRINCIPALE
Museo Vincenzo Vela
Il Museo Vincenzo Vela appartiene al novero delle più importanti case d'artista dell'Ottocento europeo. Ideata dal grande scultore realista ticinese Vincenzo Vela (1820-91) all'apice della sua carriera e trasformata in museo pubblico dopo la sua donazione allo Stato elvetico, accanto alla gipsoteca monumentale di Vincenzo Vela, il museo conserva i lasciti dello scultore Lorenzo Vela (1812-97) e del pittore Spartaco Vela (1854-95), una notevole quadreria ottocentesca di pittura lombarda e piemonetese, nonché centinaia di disegni autografi e una delle più antiche collezioni fotografiche private svizzere.
Arte e storia dell'Ottocento italiano e svizzero si intrecciano in un unicum, attraverso i magnifici ritratti dei protagonisti del Risorgimento, mentre la presenza di alcuni elementi che ricordano il carattere privato della residenza e il parco panoramico, conferiscono a questo luogo il carattere di opera d'arte totale. Ristrutturato interamente dall'architetto Mario Botta, il museo è ubicato ai piedi del Monte San Giorgio (patrimonio Unesco per l'umanità), a 500 m dal confine con l'Italia. Vi vengono organizzate regolarmente delle mostre temporanee.
Mostra permanente.
Orari
martedì - venerdì
10.00 - 17.00 (gennaio - maggio)
10.00 - 18.00 (giugno - settembre)
10.00 - 17.00 (ottobre - novembre)
sabato e domenica
10.00 - 18.00
Chiuso il lunedì.
>>> Informazioni su aperture e chiusure specialiMUSEO DEL TRASPARENTE
Museo d’arte Mendrisio
I Trasparenti
I “trasparenti” sono apparati effimeri connessi con le Processioni storiche di Mendrisio della Settimana Santa, documentate almeno dal XVII secolo. I primi grandi “archi luminosi” o “fanali” appesi sulle strade compaiono invece, come afferma in una lettera don Ambrogio Torriani, solo nel 1791. Quasi sicuramente fu il frate servita Antonio Maria Baroffio (1732-1798) del convento di San Giovanni a introdurre questa tradizione.
Benché i “trasparenti” fossero da subito gestiti dai Servi di Maria e conservati nel Convento, furono sempre pagati da privati cittadini e, a partire dal 1794, anche dall’autorità municipale di Mendrisio, alla quale inoltre spettava il compito di organizzare il loro allestimento. Dalla soppressione del Convento nel 1852, fino ad oggi, il Comune di Mendrisio in qualità di proprietario di quasi tutte le opere – alcune delle quali ricevute successivamente in donazione dalle famiglie che li avevano commissionati – si è sempre preso carico di presentarli nelle strade del Borgo in occasione delle processioni della Settimana Santa.
Tra il 1791 e il 1792 fu completata la prima serie delle così dette “porte”: lo stile evidente, le scritte e le date dipinte su alcuni telai, indicano in Giovanni Battista Bagutti di Rovio (1742-1823) l’autore, forse, di tutta la prima serie originale. Ciascuna facciata presentava una scena centrale affiancata da due figure di profeti, i cui testi erano collegati al soggetto rappresentato. Oltre alle scene della Passione di Cristo vi erano illustrati almeno due episodi della “Passione di Maria”. Negli stessi anni egli firma e data anche il gruppo delle 4 “lesene” sulla facciata di San Giovanni e la serie di 6 “vele” per la facciata del Convento di San Giovanni. Inoltre sono a lui attribuibili anche il “cartellone” sopra la porta della chiesa, l’arco con angioletti, i 4 “tempietti” con Profeti, e 4 serie di lampioni.
Le prime opere documentate dopo quelle del Bagutti, sono una serie di 12 “fanali” che il Comune di Mendrisio paga nel 1838 ad Augusto Catenazzi, da collocarsi su “pali” lungo l’attuale Corso bello. Scomparsi, o non più identificabili quelli, nel 1949 un’analoga commissione incarica Mario Gilardi di eseguire altrettante “lanterne fisse” da collocare nel viale alberato che conduce alla chiesa di San Francesco dei cappuccini, all’estremità sud del percorso processionale.
Tour virtuale delle processioni storiche
Casa Croci
L’architetto Antonio Croci (1823-1884) studiò architettura all’Accademia delle Belle Arti di Milano, dove si distinse vincendo il primo premio di un concorso in “Invenzione architettonica”.
Visse a lungo in Turchia, dove lavorò per la corte di Costantinopoli. Di lui e del suo lavoro ancora non si hanno molte certezze: l’archivio con i piani dei suoi studi, custodito da una lontana parente in quanto il Croci restò scapolo e non ebbe eredi diretti, fu mandato al macero; è quasi certo che abbia lavorato a più riprese per il Barone russo Von der Wies in particolare per la costruzione del castello di Valrose a Nizza terminato nel 1869; si occupò tra il 1861 e il 1865 della ristrutturazione della chiesa di San Giorgio a Ernen e della chiesa di Lax, sempre in Vallese nel 1874. L’anno successivo collaborò con Vincenzo Vela (scultore 1820-1891) al monumento equestre dedicato al Duca di Brunswick, mai realizzato, il cui modello è conservato al museo Vela di Ligornetto.
Dopo un lungo soggiorno in America Latina tra il 1871 e il 1872 a Buenos Aires, Antonio Croci venne incaricato dalla mendrisiense famiglia Bernasconi della realizzazione a Mendrisio di Villa Argentina.
Nel 1858 costruì a Mendrisio la propria abitazione (nota oggi come “Casa Croci”) sul pendio soleggiato chiamato Carlasch (ancora oggi si identifica con quel nome la stessa costruzione. Negli anni, altre costruzioni hanno assediato Casa Croci, originariamente solitaria, nascondendo pure lo stato di degrado cui era stata abbandonata. Fortunatamente, negli anni Settanta del secolo scorso si riscoprì il suo valore architettonico. Oggi, interamente e finemente ristrutturata, è integrata nel patrimonio del catalogo cantonale dei monumenti, ed è stata destinata a esposizioni temporanee.
Dal 2017 Casa Croci è sede del Museo del Trasparente e ospita una mostra permanente che consente di osservare da vicino, e durante tutto l’anno, i preziosi oggetti: al pianterreno una sezione è dedicata alle Processioni storiche e alla loro storia; al primo piano le varie tipologie che caratterizzano l’eccezionale apparato decorativo di “trasparenti”; al secondo piano una sezione dedicata ai problemi di esecuzione, conservazione e restauro.
Indirizzo
Casa Croci
Via Municipio
CH – 6850 Mendrisio
Orari d’apertura
giovedì e sabato
14.00 - 18.00
Settimana Santa
da mercoledì a lunedì di Pasqua
10.00 - 12.00 / 14.00 - 18.00
Giovedì e Venerdì Santo
10.00 - 20.30
Entrata gratuitaDISEGNA COME SCOLPISCE. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela.
Museo Vincenzo Vela
A cura di Gianna A. Mina e Marie Therese Bätschmann.
Il Museo conserva 320 fogli attribuiti a Vincenzo Vela, di cui una sessantina bifacciali, su carte di qualità e dimensione variabili. A partire da questo nucleo si sviluppa la mostra-dossier «Disegna come scolpisce. Fogli scelti dalla collezione del Museo Vincenzo Vela».
Il titolo dichiara esplicitamente l’intenzione delle curatrici nel proporre una disamina metodologica su come la produzione grafica dell’artista sia in diretta relazione con il suo lavoro tridimensionale di scultore e plasticatore, suggerendo l’influsso di quest'ultima attività su quella di disegnatore.
L'esposizione occupa quattro sale al primo piano del Museo ed è divisa in sei sezioni tematiche: Scala, linee e misure; Da più punti di vista; I monumenti a Vittorio Emanuele II; Figura e basamento; Figura frontale.
Nel campo del disegno, l’interesse di Vela verte sulla figura. L’artista studia e varia la postura dei corpi, attraverso la quale dà espressione a sentimenti come la fierezza, la risolutezza, la partecipazione emotiva e la tristezza.
Inaugurazione
venerdì 25 agosto, 18.30
Periodo espositivo
25.08.2023 - primavera 2024
Orari
martedì – venerdì
10.00 – 18.00 (giugno – settembre)
10.00 – 17.00 (ottobre – novembre)
sabato e domenica
10.00-18.00
Chiuso il lunedì.
Entrata
intero: CHF/€ 12.-
ridotto: CHF/€ 8.-
MAGGIORI INFOLAURA DE BERNARDI. "RACCOLTA".
Museo Vincenzo Vela
Un allestimento site-specific dell’artista locarnese.
Il Museo Vincenzo Vela ha sempre avuto un’attenzione particolare per l’arte contemporanea, aprendo le sue sale ad artisti attivi nella Svizzera italiana per installazioni e mostre monografiche. Dal 25 agosto, ospita un allestimento site-specific dell’artista locarnese Laura De Bernardi intitolato «Raccolta». Si tratta di un «grande taccuino» composto da forme realizzate negli ultimi dieci anni di lavoro, forme tridimensionali che l’artista compone e alterna con elementi raccolti nei giardini del mondo, incluso il vasto giardino del Museo. Le opere esposte sono di materiali diversi, sottilissima carta incollata, filo bianco o colorato lavorato con ferri da maglia, elementi vegetali, semi, rami, cortecce... I vari elementi a volte seguono una linea verticale, in altri casi sono lasciati cadere come pelli o come morbidi panneggi, non dissimili dai panneggi usati da Vincenzo Vela. Nella sala XVI, al primo piano del Museo, è esposto anche il tavolo sul quale abitualmente Laura De Bernardi lavora e dove ha riunito alcuni dei suoi innumerevoli e affascinanti taccuini sui quali annota pensieri e progetti, fialette di vetro contenenti la sua raccolta di semi e pure una macchina da scrivere.
Laura De Bernardi è nata nel 1970 a Minusio. Dopo aver frequentato lo CSIA di Lugano, con il sostegno di una borsa di studio della Fondazione Carlo ed Enrichetta Salvioni, ha seguito i corsi presso l’Accademia di Brera a Milano con Luciano Fabro, diplomandosi con la tesi «L’incastro». Laura De Bernardi ha iniziato la propria attività̀ espositiva nel 1993 partecipando a «Salon 93» presso la Galleria Cavellini, Milano. Seguono numerose mostre personali e collettive alternate a frequenti soggiorni all’estero (Spazio Visarte a Parigi, Brasile, Addis Abeba). Tra le esposizioni si ricorda la sua partecipazione a Anteprima. XIV Esposizione Quadriennale d’Arte di Roma 2003–2005; Collages, Villa Dutoit, Ginevra 2004; Artificialia I, Hotel de Rothschild, Parigi 2003; Artificialia II, Musée Barrois, Bar le-Duc (Francia) 2005; Che c’è di nuovo? La scena artistica emergente in Ticino, Museo Cantonale Arte, Lugano, 2003; Cose Cosmiche #3, Galleria Artra, Milano 2012; Espace St. Saveur, Parigi 2015, At the same place by coincidenze, Spazio Onarte, con il sostegno di CBK Rotterdam, Minusio, 2017; That Fabric Between Us, Spazio Onarte, Minusio, 2018, e In den Zeiten des Coronavirus, contributo, sotto forma di video ad una azione collettiva dell’associazione svizzera delle arti visive VISARTE (Berna, 2020). Dal 1999 è membro di VISARTE. Oltre all’attività artistica, Laura De Bernardi insegna arti visive in diverse scuole del Cantone Ticino.FORTUNATO DEPERO E GILBERT CLAVEL. Futurismo = Sperimentazione Artopoli.
m.a.x. museo
La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX secolo proponendo un affondo sulla collaborazione creativa fra lo studioso svizzero Gilbert Clavel e il futurista roveretano Fortunato Depero: in particolare viene esaminato il loro apporto nel contesto della colonia artistica formatasi a Capri e Anacapri a partire dagli anni ’15 del Novecento denominata “Artopoli”, frequentata attivamente da Filippo Tommaso Marinetti, Benedetta Cappa, Enrico Prampolini, Francesco Cangiullo, Julius Evola e per un breve periodo anche da Pablo Picasso e Jean Cocteau, senza dimenticare Michele Semenov, Sergej Djaghilev e il ballerino Léonide Massine. L’esposizione si concentra sulla ricerca pittorica e intellettuale di Depero, a partire dalle illustrazioni realizzate per Clavel per poi approdare all’apice della sperimentazione teatrale che sfocia nei Balli Plastici.
Fortunato Depero (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) è uno dei grandi protagonisti del Futurismo. Pittore, illustratore, scenografo e costumista, si adopera per dare vita a un linguaggio di sperimentazione, poetico e astratto. Nel 1917 incontra a Roma lo studioso Gilbert Clavel (Kleinhüningen, 29 maggio 1883 – Basilea, 6 settembre 1927), con il quale stringe un’amicizia fraterna che da vita a progetti innovativi. Centrale risulta il rapporto di Depero con la Torre Fornillo, suggestivo edificio di proprietà di Clavel, luogo di arte, poesia e sperimentazione. Nel 1917, dalla loro collaborazione nascono i Balli Plastici.
Nelle sale del m.a.x. museo saranno esposte oltre novanta opere tra bozzetti, studi, schizzi, dipinti e marionette di legno, arazzi, una maquette, fotografie vintage e lettere (alcune delle quali inedite) che mettono in rilievo l’intensa relazione fra la concezione estetica di Clavel e l’apporto artistico dell’opera di Depero.
L’esposizione si svolge in collaborazione con il Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e vanta la sinergia con istituzioni prestatrici di grande prestigio, fra cui si annoverano l’Archivio di Stato di Basilea, la Fondazione Clavel di Basilea e la Collezione Hercolani di Roma; essenziali sono anche i prestiti di preziose collezioni private.
Inaugurazione
Domenica 22 ottobre - ore 18.00
(Cinema Teatro Chiasso)
Periodo espositivo
23.10.2023 - 07.4.2024
Orari
martedì − domenica
10.00 − 12.00
14.00 − 18.00
lunedì chiuso
Aperture speciali
2023
lunedì 23 ottobre
mercoledì 1 novembre
venerdì 8 dicembre
martedì 26 dicembre
2024
lunedì 1 gennaio
sabato 6 gennaio
martedì 19 marzo
domenica 31 marzo
lunedì 1 aprile
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.LA SCUOLA DI MENDRISIO. UN PROGETTO.
Teatro dell’architettura
A cura di Marco Della Torre e Manuel Orazi.
Da sempre l’Accademia di architettura ha esposto annualmente una rivisitazione dedicata all’offerta formativa, ai risultati che vengono ottenuti durante i semestri di attività didattica e al lavoro delle studentesse e degli studenti. Con un formato completamente rinnovato rispetto alle passate edizioni, la mostra ha come obiettivo primario l’esposizione del lavoro prodotto collettivamente dalla comunità accademica durante il periodo 2022/23. Utilizzando gli spazi del Teatro dell’architettura l’intento è quello di avvicinare il pubblico, e non solo quello di addetti ai lavori, alla varietà degli insegnamenti e delle attività che vengono svolte all’interno del campus dell’USI a Mendrisio, tutte finalizzate alla formazione di nuove generazioni di architetti secondo un’inedita impronta didattica e di trasmissione dei saperi disciplinari: un progetto innovativo e sperimentale ereditato dagli iniziatori della scuola di Mendrisio, sapientemente impostato a partire dal 1996, anno dell’avviamento dell’Accademia di architettura.
Tuttavia, l’esposizione è anche e comunque occasione per riflettere di nuovo sulla natura di una scuola di architettura. Si è pensato quindi di dedicare uno spazio in mostra per tratteggiare in sintesi i principi che hanno guidato la formazione di alcune scuole del secolo scorso, importanti punti di riferimento per i programmi didattici delle scuole di architettura del secolo XXI: la Hochschule für Gestaltung di Ulm, la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, l’Architectural Association di Londra, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia e l’Institute for Architecture and Urban Studies a New York.
Il percorso espositivo inizia al piano terreno del Teatro dell’architettura con una presentazione degli atelier di progettazione, di quelli di rappresentazione visiva e di consapevolezza spaziale del primo anno del corso di Bachelor e continua nelle due gallerie ai piani superiori. La visita procede con l’esposizione delle attività riferite agli anni successivi nei differenti ambiti didattici e organizzate per sezioni: dalle discipline storico-umanistiche alla cultura del territorio e del paesaggio, da quelle riferite alle tecnologie costruttive consapevoli, tradizionali, innovative e sostenibili alle scienze esatte, dalle tecniche di rappresentazione e dai workshop di cinema e fotografia per l’architettura ai corsi dedicati al progetto per l’effimero. A conferma dell’importanza e della centralità del progetto di architettura nel percorso formativo dell’Accademia, nella galleria al secondo piano si presentano di seguito gli esiti degli atelier di progettazione suddivisi per gruppi a seconda delle intenzionalità e delle vocazioni espresse: da quelli dedicati all’housing per le residenze individuali e collettive a quelli per all’architettura a scala territoriale, dagli atelier per progettare il riuso del patrimonio esistente agli atelier portatori di valori all’insegna dell’’internazionalismo critico’.
La visita è scandita da una serie di interviste realizzate con studenti e studentesse, assistenti e docenti a rappresentare l’ampia e variegata comunità che anima il campus della scuola di Mendrisio.
La mostra è il frutto del lavoro collettivo delle studentesse e degli studenti, degli assistenti, dei docenti, dei professori e delle professoresse - che hanno fornito testi, progetti, immagini e modelli - nonché del supporto organizzativo di collaboratrici e collaboratori dell’Accademia di architettura dell’USI.
Inaugurazione
giovedì 22 febbraio 2024, ore 18.30
Periodo espositivo
23.02.2024 – 30.06.2024
Orari
Da martedì a venerdì: 14.00 – 18.00
Sabato, domenica: chiuso*
Chiuso il lunedì.
*Apertura speciale nei fine settimana seguenti:
24-25 febbraio: 10.00 - 18.00
2-3 marzo: 10.00 - 18.00
6-7 aprile: 10.00 - 18.00
4-5 maggio: 10.00 - 18.00
18-19 maggio: 10.00 - 18.00
1-2 giugno: 10.00 - 18.00
29-30 giugno: 10.00 - 18.00
Aperture durante i giorni festivi:
martedì 19 marzo, San Giuseppe: 14.00-18.00
mercoledì 1. maggio, Festa del Lavoro: 14.00-18.00
giovedì 9 maggio, Ascensione: 14.00-18.00
giovedì 30 maggio, Corpus Domini: 14.00-18.00
sabato 29 giugno, San Pietro e Paolo: 14.00-18.00
Entrata gratuita
MAGGIORI INFO
GIANNI REALINI. Fra arte e grafica.
m.a.x. museo
Mostra a cura di Dalmazio Ambrosioni e Nicoletta Ossanna Cavadini.
La mostra si inserisce nel filone degli approfondimenti tematici di artisti contemporanei legati per nascita o per operatività al Canton Ticino e propone la prima mostra antologica su Gianni Realini (Sorengo 1943), artista che ha un percorso molto articolato. Negli anni Sessanta, affascinato dalle modalità espressive della Pop Art di Andy Warhol, egli declina in maniera molto personale, legandola alla figura umana e al paesaggio. Questo momento artistico lascia ben presto – negli anni Settanta – lo spazio allo studio del segno e della materia, che sfocia in esiti estetici informali dati, in particolare, dalla fascinazione di Emilio Vedova. La pittura di Gianni Realini si apre così a una gestualità più marcata, le sue opere diventano sempre più grandi e importanti, i colori intensi, senza trascurare i contenuti legati a una nuova figuratività. La sua ricerca prosegue e rivolge sempre grande attenzione alla cromia, ai pigmenti marcati nei contrasti, ai segni forti e decisi. Avviene infatti il passaggio – con il finire degli anni Ottanta – all’espressionismo astratto, sempre più indagato, fino all’action painting di Jackson Pollock. Dopo il suo viaggio americano fatto al termine degli anni Novanta, il gesto artistico di Gianni Realini diventa sempre più dichiarato e plateale, le sue tele o grandi tavole costituiscono momenti di attese e di compimento, il colore applicato con forza e abbondanza e con colature.
Gianni Realini si diploma nel 1960 alla Scuola cantonale dei pittori e segue per due anni il corso di perfezionamento nella sezione Pittura del Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) a Lugano. Tra i suoi docenti si ricordano: Pietro Salati, Carlo Cotti, Bruno Morenzoni, Mario Marioni, Manfredo Patocchi, Vinicio Beretta e altre personalità note dell’ambiente culturale artistico dell’epoca. Nella stessa città tiene le prime due mostre nel 1964 e 1965 (presso la galleria “Il Nòcciolo” e la galleria “Celtica). Grazie a una borsa di studio federale, vinta nel 1968, si trasferisce a Parigi, dove frequenta l’Académie de la Grande Chaumière. Tornato in Ticino nel 1969, riprende l’attività pittorica ed espositiva, cui affianca la professione di docente presso lo CSIA e frequenti viaggi di studio in Europa. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti e le sue opere figurano in molte collezioni pubbliche e private.
Allo Spazio Officina sono esposte – nell’arco cronologico di cinque decenni di attività creativa e di ricerca concettuale – una ottantina di opere, fra grafiche e tele materiche di piccolo e grande formato. In particolare, è per la prima volta esposta l’intera produzione grafica dell’artista ad acquaforte, acquatinta, puntasecca, di grande livello esecutivo.
Inaugurazione
sabato 2 marzo 2024, ore 18.00
Spazio Officina
Periodo espositivo
03.03.2024 - 28.04.2024
Orari
martedì − domenica
10.00 − 12.00 / 14.00 − 18.00
Chiuso il lunedì.
Aperture speciali
martedì 19 marzo, San Giuseppe
domenica 31 marzo, Pasqua
lunedì 1° aprile, Pasquetta
Chiusure
venerdì 29 marzo, Venerdì Santo
sabato 30 marzo, Sabato Santo
Entrata
intero: CHF / € 10.-
ridotto: CHF / € 7.-
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
MAGGIORI INFOENRICO CASTELLANI
Museo d’arte Mendrisio
Enrico Castellani (1930-2017) è tra i più importanti artisti della scena contemporanea del secondo Novecento. Dopo un primo periodo interessato dalla fascinazione per un certo tipo di espressionismo astratto, sviluppa a partire dalla fine degli anni Cinquanta un linguaggio personale e riconoscibile, che lo rende protagonista della nuova scena culturale e artistica europea. Le sue tele monocrome estroflesse diventano il mezzo personale e riconoscibile del suo complesso e colto rapporto con lo spazio e si ritagliano un ruolo fondamentale all’interno dell’arte astratta internazionale.
Il Museo d’arte Mendrisio, che ormai da tempo si è delineato all’interno del panorama museale svizzero per le sue proposte atte alla riscoperta di autori mai esposti in precedenza sul suolo nazionale, propone per la primavera 2024 la prima esposizione di Enrico Castellani in Svizzera. Organizzata in collaborazione con la Fondazione Enrico Castellani, l’antologica intende illustrare con pertinenza cronologica, l’intero percorso creativo di Castellani. Una settantina di grandi tele, oltre a installazioni, sculture, carte e un’intera sezione documentaria (comprensiva di alcuni inediti) troverà spazio all’interno del Complesso dei Serviti, sede di origine Rinascimentale del Museo d’arte e nel magnifico chiostro ad arcate. L’esposizione includerà tutti i principali nuclei tematici dell’artista, dalle prime opere della fine degli anni Quaranta alla serie delle Ombre, dalle composizioni ad olio e fili su tela alle prime superfici estroflesse della fine degli anni Cinquanta, dalle Superfici rigate ai monocromi, dalle Superfici angolari alle ultime opere realizzate in alluminio aereonautico o con finitura a bagno galvanico.
Inaugurazione
23 marzo 2024, ore 18.00
Periodo espositivo
24.3 – 7.7.2024
Orari
martedì – venerdì
10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00
sabato, domenica e festivi
10.00 – 18.00
Chiuso il lunedì.
Entrata
intero: CHF / € 12.-
ridotto: CHF / € 10.-
MAGGIORI INFOSYLVA GALLI (1919 - 1943) E LE ARTISTE DEL SUO TEMPO
Pinacoteca Züst
Mostra a cura di Mariangela Agliati Ruggia e Giulio Foletti, con la collaborazione di Alessandra Brambilla.
L’esposizione si inserisce nel filone delle rassegne dedicate alle donne artiste, tema al quale la Pinacoteca ha sempre riservato un’attenzione particolare, e intende raccogliere le principali opere realizzate da Sylva Galli, restituendo un’immagine a tutto tondo del suo percorso e mettendola a confronto con altre presenze attive negli stessi anni.
Sylva Galli, originaria di Bioggio, sviluppa la sua carriera artistica su un breve arco di tempo a causa della prematura scomparsa a soli 23 anni.
Dopo una formazione alle Scuole di disegno di Lugano, frequenta il Technicum di Friborgo e l’Akademie Wabel, una scuola privata di nudo e di paesaggio aperta nel 1939 a Zurigo nello studio di Henry Wabel (1889-1981), orientando così la sua pittura anche all’esterno del territorio ticinese.
I generi da lei trattati vanno dalle nature morte ai ritratti ai paesaggi, agli interni, ai nudi, nei quali esprime una vena artistica già matura nonostante la giovane età.
Due sue opere sono conservate nelle collezioni di Palazzo Pitti a Firenze; le altre, ad eccezione di alcuni pezzi importanti di proprietà del Museo d’arte della Svizzera italiana, sono custodite ancora oggi dai discendenti.
Ad esse è affiancata una selezione di dipinti realizzati da altre pittrici del suo tempo quale complemento e utile confronto.
La scelta è ricaduta su coloro che si sono dedicate all’attività artistica tentando di farne una professione, muovendo da studi non solo da autodidatta e partecipando ad esposizioni: Anna Baumann-Kienast, Regina Conti, Rosetta Leins, Margherita Osswald-Toppi, Irma Giudici Russo, Anita Nespoli, Anita Spinelli, Mariangela Rossi, Irma Bernasconi-Pannes, Adelaide Borsa. A Germaine e Simonetta Chiesa, rispettivamente moglie e figlia di Pietro Chiesa, viene dedicata un’apposita sezione.
In collaborazione con il Centro di dialettologia e di etnografia, Bellinzona.
Inaugurazione
domenica 24 marzo 2024, 17.00
Periodo espositivo
26.03.2024 - 8.09.2024
Orari
marzo-giugno e settembre
da martedì a venerdì:
9-12 / 14-17
sabato, domenica e festivi:
10-12 / 14-17
luglio e agosto
14-17
Chiuso il lunedì.*
* Aperture speciali
Lunedì 1 aprile 2024, Pasquetta
Lunedì 20 maggio 2024, Lunedì di Pentecoste
Entrata
intero: CHF / € 10.-
ridotto: CHF / € 8.-GIOVANNI PINTORI (1912-1999). Pubblicità come arte.
m.a.x. museo
Mostra a cura di Chiara Gatti e Nicoletta Ossanna Cavadini.
L’esposizione su Giovanni Pintori si inserisce nel filone dei maestri del “graphic design”. Il m.a.x. museo di Chiasso, in collaborazione con il MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro, presenta una mostra su questo artista, indagandolo attraverso una sorta di “racconto grafico” ed evidenziandone la modernità progettuale e le scelte creative. Queste ultime, sono sempre costruite in modo preciso e consapevole, purinserite in un percorso dinamico e fluido. Luce, colore, composizione e gioco creativo costituiscono i suoi ambiti di ricerca principali, che conducono la sua grafica “alla ribalta come unicum metaforico della comunicazione”, per dirlo con le parole di Paul Rand.
La mostra al m.a.x. museo ripercorre l’iter creativo e professionale dell’artista, mostrando il processo ideativo dal quale sono scaturiti i progetti che ne hanno caratterizzato la carriera, che va dalla creazione di manifesti, alle locandine, al corporate identity, a logotipi per le imprese. In mostra sono esposti, organizzati con un criterio tematico-cronologico, oltre centocinquanta pezzi fra schizzi, bozzetti, disegni acquerellati, carte intestate, manifesti, pubblicazioni varie.
Giovanni Pintori nasce nel 1912 a Tresnuraghes (Oristano). Dopo aver frequentato l’ISIA (Istituto Superiore Industrie Artistiche di Monza) assieme ai conterranei Salvatore Fancello e Costantino Nivola, nel 1936 inizia la collaborazione con l’Ufficio Tecnico Pubblicità Olivetti, del quale diventa responsabile nel 1940, legando il suo nome all’immagine della azienda di Ivrea in una lunga e fortunata serie di manifesti, pagine pubblicitarie, insegne esterne, stand. Nel 1950 ottiene il primo di un lungo elenco di riconoscimenti: la Palma d’Oro della Federazione Italiana Pubblicità e diventa Art Director dell’Olivetti, potendo godere della stima e del rapporto diretto con Adriano Olivetti. Nel 1962 (due anni dopo la scomparsa di Adriano Olivetti) Pintori ottiene un altro prestigioso riconoscimento internazionale: il Typographic Excellence Award del Type Directors Club di New York, seguito, nel 1964, dal Certificate of Merit dell’Art Directors Club di New York. Nel 1966 gli viene dedicata una grande mostra personale a Tokyo. Muore a Milano il 15 novembre del 1999 e lascia un archivio fotografico e documentario di fondamentale importanza per lo studio della grafica pubblicitaria legata all’industria nei 5 decenni che vanno dal 1930 al 1980.
Inaugurazione
domenica 21 aprile 2024, ore 18.00
Periodo espositivo
22.04 - 29.09.2024
Orari
martedì − domenica
10.00 − 12.00 / 14.00 − 18.00
Chiuso il lunedì.
Entrata
intero: CHF / € 10.-
ridotto: CHF / € 7.-
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
MAGGIORI INFOGIULIANO VANGI. 100 disegni.
m.a.x. museo
Mostra a cura di Marco Fagioli e Nicoletta Ossanna Cavadini.
La mostra si inserisce nel filone dei maestri del XX e XXI secolo ed è focalizzata sull’opera del maestro fiorentino Giuliano Vangi (1931), con particolare riferimento allo studio del disegno e della grafica nello spazio, in rapporto alla scultura. L’artista elabora ed esprime i suoi sentimenti e impressioni usando un mezzo che unisce pensiero ed esecuzione: il disegno, il quale a sua volta si trasforma, alla fine del processo creativo, in scultura. La forza creativa di Vangi lo porta alla sperimentazione di diverse tecniche grafiche dell’incisione tra cui l’acquaforte, il bulino, l’acquatinta e la puntasecca, tecnica da lui considerata ideale. Il segno o grapheion, come atto creativo e originale, lo induce a ridisegnare e rielaborare uno stesso tema più volte, in modo che la grafica esprima tutta la poetica dell’artista. Per arrivare a elaborare la propria arte, Vangi attinge direttamente dal vero, ed è in grado di trasmettere un suo codice intellettuale e sentimentale di grande levatura.
Allo Spazio Officina sono esposti più di cento disegni di studio a matita e china con biacca e acquarellature, di piccolo e grande formato, e una scultura in bronzo. In particolare, sarà esposta una selezione della sua produzione grafica a partire dal 1944, anno in cui inizia ad eseguire i disegni accademici, fino ad arrivare al 2023, con opere di grande valore emozionale: complessivamente, ottant’anni di attività artistica, il che rende questa mostra un unicum a livello espositivo. Una sezione della mostra sarà a Fondazione Villa Pontiggia a Breganzona, nel cui parco sono presenti due sculture di Vangi e una serie di disegni nel padiglione ligneo disegnato da Mario Botta.
Giuliano Vangi fin da giovane dimostra una forte abilità artistica e una passione che lo portano a realizzare disegni intrisi di sapienza tecnica e formale. Egli si forma presso l’Istituto d’Arte Porta Romana e l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Fin dagli esordi, si dedica completamente alla scultura, quale allievo di Bruno Innocenti. Dal 1950 al 1958 si trasferisce a Pesaro, dove insegna presso l’Istituto d’Arte della città. Nel 1959 si trasferisce a San Paolo del Brasile e si dedica alla ricerca astratta, lavorando su cristalli e metalli. Nel 1962 rientra in Italia e insegna all’Istituto d’Arte di Cantù. La sua produzione artistica viene esposta in mostra nel 1967 alla Strozzina di Palazzo Strozzi, evento cui seguirà una ricca serie di mostre in diverse città europee: Stoccarda, Monaco, Francoforte, Amburgo, Londra. Nel 1983 vince il premio dell’Accademia di San Luca e poi il premio Feltrinelli per la scultura all’Accademia dei Lincei. Nel 1988 porta per la prima volta le sue opere in Oriente in una mostra a Tokyo, presso la Gallery Universe. Nel 1994 è nominato Professore Onorario presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Nel 2002 Vangi riceve il Praemium Imperiale per la scultura. All’artista, ormai di fama internazionale, viene dedicato a Mishima, in Giappone, gli un museo che espone un centinaio delle sue opere.
Tra le numerose mostre personali realizzate, si ricordano quella a Firenze al Forte Belvedere nel 1995, agli Uffizi nel 2000, all’Ermitage di San Pietroburgo nel 2002 e al Museo Hakone nel 2002, quella del 2011 con opere di diversi materiali e policromi in mostra al Palazzo Pretorio a Barberino di Mugello, suo paese di origine. Nello stesso anno riceve il premio Giotto e l’Angelico. Nel 2022 ha esposto al Mart in una mostra dal titolo Colloquio con l’antico. Pisano, Donatello, Michelangelo.
Inaugurazione
sabato 25 maggio 2024, ore 18.00
Spazio Officina
Periodo espositivo
26.05.2024 - 21.07.2024
Orari
martedì − domenica
10.00 − 12.00 / 14.00 − 18.00
Chiuso il lunedì.
Entrata
intero: CHF / € 10.-
ridotto: CHF / € 7.-
Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese.
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