Miki Tallone (1968) è un’artista ticinese la cui ricerca si basa sull’esplorazione dello spazio e del tempo – anche alla luce di studi personali in ambito performativo – e sulla raccolta di memorie private e collettive dei luoghi dove è ospite. Particolarmente importante all’interno del suo approccio concettuale è il confronto, sia architettonico sia ambientale, con i territori in cui opera e la concezione antropocentrica degli spazi: le sue installazioni, come lei stessa ha affermato sono «costruite attorno all’uomo, ma anche come emanazione dell’uomo». L’ampiezza dei riferimenti di Miki Tallone è composita, la sua abilità di interagire con l’ambiente ne fa una restauratrice al contrario: anziché ripristinare lo stato originario da esso evolve, integrandolo in una nuova visione nella quale il pubblico è chiamato ad interagire.
Così è anche in ēx , la mostra allestita al Museo d’arte Mendrisio, per la quale Tallone ha concepito 3 opere site-specific (nello splendido chiostro ad arcate e nel grande salone al primo piano) che ne rivelano l’attitudine alla ricodificazione dei contesti.
Nei due progetti esterni (Arundo 1 e 2, e Fluo) Tallone si inserisce nel luogo storico non attraverso una sua manipolazione ma secondo un processo di assimilazione che integra lo spazio elevandolo oltre i confini architettonici; nell’installazione interna (Demo) il visitatore è sottoposto a una serie di silenziosi meccanismi di socialità attraverso la rappresentazione di un rituale (il banchetto) senza commensali, la cui gestualità statica e simbolica è cristallizzata nell’utilizzo della stoffa e di immagini complementari a parete.